Sunday, May 29, 2011

BLESSED KUNJACHAN (AUGUSTHINE THEVARPARAMPIL


Agostino Thevarparampil, "Kunjachan" (1891-1973)

Thevarparampil Kunjachan fu un umile sacerdote che si spese per i fratelli Dalit, emarginati dalla società. Era noto solo nel suo luogo di nascita e nei dintorni. Servì come assistente in parrocchia per 47 anni. Sebbene il suo vero nome fosse Agostino, tutti lo chiamavano Kunjachan perché non era alto. Nacque il 1° aprile 1891 a Ramapuram nella famiglia Thevarparampil. Era il più giovane di cinque figli. Dopo la scuola elementare, completò la sua formazione sacerdotale nel seminario minore di Changacherry e in quello di Puthenpally. Il 17 dicembre 1921 ricevette l'ordinazione sacerdotale da Mar Thomas Kurianacherry. Operò come assistente parrocchiale a Ramapuram per un anno e a Kadanad per tre anni. In seguito, a motivo della salute cagionevole, tornò nella sua parrocchia per riposare. In quel periodo scoprì per caso un nuovo ambito di attività. Durante il ritiro annuale nella parrocchia di Ramapuram, i predicatori riunirono circa 200 Dalit in chiesa e trasmisero loro le verità di fede. Avendo ricevuto quell'insegnamento religioso, si dimostrarono pronti a ricevere il Battesimo. Kunjachan decise di dedicarsi al servizio di quelle persone. Tale decisione lo rese guida ed emancipatore di migliaia di poveri di quel villaggio.
Proseguì l'apostolato verso i Dalit fino alla morte. Come affermava san Arnold Janssen, fondatore della Società del Verbo Divino, il primo e prioritario atto d'amore verso il prossimo consiste nel trasmettergli la Buona Novella di Gesù Cristo. Kunjachan si realizzò servendo con pazienza e compassione gli altri, in particolare gli emarginati, scorgendo in loro il volto di Gesù.
Per quasi 40 anni si dedicò al progresso dei fratelli Dalit. In quel tempo le condizioni sociali dei Dalit erano drammatiche a causa della crescente intoccabilità e discriminazione verso di loro, basate sulla casta e sul colore della loro pelle. Erano tutti analfabeti. Di conseguenza, erano superstiziosi e costretti dalla società a svolgere lavori manuali da schiavi. Tutti questi fattori resero molto difficile il ministero di Kunjachan.
Non era una persona straordinaria dal talento o dalle capacità eccezionali. Era un semplice sacerdote di parrocchia. Non ricevette alcun onore né speciali riconoscimenti per il suo instancabile servizio volto all'emancipazione dei poveri. Il suo programma quotidiano prevedeva visite a domicilio e sul luogo di lavoro dei Dalit. Il suo unico aiutante era un catechista. Tuttavia, riuscì ad avvicinare molte persone a Dio.
Ciononostante dovette affrontare l'opposizione e le dure critiche non solo delle caste superiori di non cristiani, ma anche dei cristiani tradizionali. Questi ostacoli non riuscirono mai far scemare lo zelo missionario di Kunjachan. Avvicinò alla Chiesa più di 5000 persone.
Creò un vincolo molto saldo con le persone che servì. Le chiamava "figli miei" ed esse lo chiamavano "nostro sacerdote". Era loro talmente vicino da riuscire a chiamarli tutti per nome, dai bambini agli anziani. Tenne un diario spirituale in tre volumi contenente informazioni dettagliate su di loro, relative al rapporto fra i membri di ogni famiglia, a nascite, a matrimoni, a decessi, a confessioni annuali, ecc.  Fu  instancabile nel riportare alla fede coloro che se ne erano allontanati e quanti non avevano rispettato la fedeltà coniugale.
Il suo obiettivo non era solo l'elevazione spirituale dei Dalit, ma anche la loro emancipazione sociale, culturale, intellettuale e artistica. Resistette all'opposizione con calma e mitezza. Non si scoraggiò quando il governo negò privilegi ai Dalit convertiti al cristianesimo. La grazia costante di Dio gli conferì forza e coraggio. Fonte della sua forza fu la preghiera al cospetto del Santissimo Sacramento. Fu anche devoto alla Beata Vergine Maria. Obbedì al suo parroco e al suo Vescovo con grande umiltà.
Le parole del Signore:  "In verità vi dico:  ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40) erano profondamente iscritte nel cuore di Kunjachan. La tomba di Kunjachan, considerato santo quand'era ancora in vita, divenne un luogo di pellegrinaggio. Il processo di beatificazione e di canonizzazione iniziò ufficialmente nel 1987. Nel giugno 2004, quando Giovanni Paolo II decretò che Kunjachan aveva praticato le virtù teologiche e morali in modo eroico, egli divenne venerabile. Il processo di beatificazione di Kunjachan si è concluso il 19 dicembre 2005 quando Papa Benedetto XVI ha approvato il miracolo avvenuto per sua intercessione.

Tratto dall'omelia pronunciata dal Card. Vithayathil, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, durante la cerimonia di beatificazione celebrata il 30 aprile 2006 nella città indiana di Ramapuram

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